Il Blocco AE “*”

La funzione Blocco AE è collocata tra le prime cento pagine del manuale dell’utente di Canon e, ad una prima superficiale lettura, non gli si dà molta importanza. Questa funzione infatti richiede un po’ di esperienza per essere capita bene, anche perché il suo utilizzo sul manuale é descritto in modo estremamente succinto.

Il Blocco AE é sempre richiamabile sulla fotocamera EOS attraverso l’apposito tasto  “*” dedicato posteriormente e facilmente azionabile con il pollice destro. Alla sua pressione vedremo apparire sul display verde all’interno del mirino il simbolo * asterisco che scomparirà/si disattiverà entro un tempo di 4 secondi. Durante questo tempo la fotocamera tiene in memoria i valori calcolati dall’esposimetro interno.

Per un uso corretto di questa funzione è necessaria la conoscenza di alcuni argomenti:

1. Il metodo di misurazione della luce scelto (già trattata al punto 6 della sezione Tecnica Fotografica);

2. L’analisi della luce presente sulla scena (già trattata al punto 3 della sezione Esposizione Fotografica);

3. La selezione dei punti AF.

Capiamo perché. Il metodo di misurazione(1.) come definito nel relativo articolo definisce la quantità di area della scena su cui l’esposimetro effettuerà la misura della luce: significa che più questa area sarà ristretta (con misurazioni “a prevalenza centrale” come Spot o Parziale) e maggiore sarà la precisione della misurazione, con la logica conseguenza che, qualora non avessimo eseguito correttamente la procedura di analisi della luce sulla scena(2.), rischiamo la perdita di dati (clipping) nelle aree poste agli estremi dell’istogramma (ombre o alte luci).

Se scegliamo la misurazione Valutativa allora essa sarà applicata dando prevalenza al punto AF (Auto Focus) che andrà ad effettuare la messa a fuoco.

Per le altre misurazioni, Media Pesata, Parziale e Spot, si effettuerà la misurazione a partire dal punto AF Centrale.

Per non creare confusione tra i metodi di misurazione e i punti AF di cui dispone la fotocamera e al fine di rendere più intuitivo lo scatto della foto stessa, molti professionisti impostano manualmente il punto AF Centrale. Questo oltre ad essere più performante degli altri in termini di velocità e precisione della messa a fuoco, consente di visualizzare immediatamente cosa vogliamo mettere a fuoco qualora la profondità di campo risulti essere ridotta, nonché di tenere sempre presente la porzione centrale del mirino dove verrà effettuata la misurazione della luce.

IMPORTANTE: Sarà possibile mettere a fuoco soggetti che poi, fermando l’autofocus su di essi e ricomponendo/riquadrando la scena potranno comunque non risultare necessariamente al centro dell’inquadratura ma comunque a fuoco.

In concomitanza sarà possibile attivare il Blocco AE * nell’area di scena dove è presente il tono medio che ci interessa, vale a dire nell’intera inquadratura o nel singolo soggetto, e ricomporre la scena (entro 4 secondi) secondo i nostri gusti.

Adesso ci rendiamo conto che con le giuste impostazioni e acquisendo un minimo di sensibilità nell’analisi della scena, possiamo sopperire alla ridotta gamma dinamica del sensore e procedere ad effettuare scatti più evoluti e consapevoli, dove siamo noi a decidere il punto esatto di messa a fuoco (attraverso il punto AF Centrale), il tono medio da cui far partire la misurazione della luce (attraverso il Blocco AE), dove o come comporre la scena nell’inquadratura (attraverso il ricomporre l’inquadratura fermando l’autofocus e col blocco AE).

Anche se può sembrare complicato, riflettendoci il tutto avviene con la sola pressione di due pulsanti (- di scatto e – Blocco AE) e quindi il flusso per l’esecuzione dello scatto potrebbe essere il seguente:

  1. visualizzazione della scena (scelta angolo di ripresa, del soggetto, della Profondità di Campo, ecc…);

  2. ricerca del tono medio, collocazione dello stesso al centro del mirino e pressione pulsante Blocco AE;

  3. ricerca del soggetto (se necessario), collocazione dello stesso al centro del mirino (punto AF Centrale) e pressione a metà del pulsante di scatto per la messa a fuoco selettiva;

  4. ricomposizione della scena (se necessario) e scattare finendo di premere il pulsante di scatto.

Un esercizio molto utile per velocizzare e interiorizzare la funzione Blocco AE unita all’uso del punto AF Centrale potrebbe essere quello di collocare il soggetto in controluce, in prossimità di una finestra ad esempio, in maniera tale che quest’ultima faccia parte dell’inquadratura; quindi eseguire diversi scatti provando le diverse misurazioni messe a disposizione dalla fotocamera unitamente all’attivazione della funzione Blocco AE su differenti porzioni (blocchi tonali) della scena inquadrata. Quindi controllate i vari risultati ottenuti.

Il tono chiave ed istogramma in breve

Per tono chiave si intenderà appunto quel tono che sarà la base per la misurazione della luce che dovrà essere la più accurata possibile -possibilmente ristretta ad un’area circoscritta della scena-  e dalla quale appunto si estenderanno tutti gli stop di luminosità: verso sinistra le ombre e verso destra le alte luci.

Ha senso, a questo punto, analizzare la visualizzazione stessa dell’istogramma di luminosità, sia esso quello della fotocamera oppure dei software di post-produzione. L’istogramma svilupperà il proprio volume anch’esso a partire da sinistra a destra rispettivamente dalle ombre alle alte luci.

Nella figura che segue è riportato un esempio di scomposizione dell’istogramma (in questo caso Adobe Photoshop) in tre aree, ombre, mezzitoni e alte luci e la loro ripartizione all’interno della scena.

Clicca sopra l’immagine per ingrandire.

Dalla figura risulta chiaramente individuabile il picco di alte luci (3) dovuto alla luminosità riflettente della parete bianca sullo sfondo. Il tono chiave per la base di misurazione della luce è impostato, con prevalenza centrale (cfr. Misurazione parziale), sull’area (2) del tronco dell’albero impedendo così il clipping della parete per i toni alti o dei dettagli di fogliame e tronco per le ombre.

Prefazione – Esposizione fotografica

Prefazione

Sull’esposizione fotografica ho voluto dedicare un’intera sezione del mio blog. Affascinante è il suo semplice legame, rimasto invariato negli anni, dalla nascita dei primi apparecchi fotografici sino alla rivoluzione del digitale, con le tre impostazioni di base: apertura del diaframmatempo di otturazione e sensibilità della pellicola o del sensore (ISO).

Quindi parlare di esposizione comporta da un lato una approfondita conoscenza dell’aspetto tecnico e dall’altro il ben più complesso metodo di analisi della scena inquadrata.

Attraverso la combinazione di questi due elementi otterremo il nostro personale modo di interpretare una determinata scena riuscendo quindi a fissare immagini in grado di suscitare le emozioni più disparate in chi le osserva.

Le due foto di seguito riportate sono state scattate in Cappadocia (Turchia) a distanza di pochi secondi, variando esclusivamente l’area dove è stata effettuata la misurazione Spot: secondo voi qual’è migliore?

Non esiste, di fatto, un modo giusto o sbagliato di realizzare una determinata immagine. Questo dipende esclusivamente dalla sensibilità del fotografo che decide cosa sia prioritario in una scena a scapito di cosa può essere sacrificato.

La valutazione della corretta esposizione di una scena migliorerà e si velocizzerà solo con la pratica. Imparare a decidere l’esposizione manualmente, con le misurazioni a preferenza centrale della fotocamera ad esempio, porterà a risultati via via sempre più soddisfacenti.

Per lo stesso motivo non esiste un flusso di lavoro o d’apprendimento “assoluto” per l’esposizione fotografica; esistono vari ”metodi” che messi in opera più o meno automaticamente, privilegiandoli rispetto ad altri in base alle nostre capacità, alle nostre conoscenze, alla nostra fotocamera, ci permetteranno di portare a casa qualche bello scatto.

Un flusso di lavoro semplificato per iniziare a fare pratica potrebbe essere il seguente:

  1. Per prima cosa bisognerà che tutte le funzioni di cui dispone la nostra fotocamera siano impostate come vogliamo noi. Per fare questo dobbiamo conoscerle! Il manuale d’istruzioni della fotocamera può rivelarsi uno strumento molto valido.
  2. Scelta del metodo di misurazione dell’esposimetro interno. Sia che scegliamo spot, parziale, media pesata al centro o valutativa, dobbiamo sapere esattamente quale sarà il suo comportamento in determinate condizioni di luce. L’esposimetro interno infatti può essere facilmente tratto in inganno, ad esempio da un riflesso o da una superficie lucida ecc…  Teniamo sempre presente che comuque il sensore non può riprendere ciò che non riesce a vedere: in caso di luce scarsa un ruolo chiave lo gioca l’apertura del diaframma del nostro obiettivo; dalla maggiore quantità di luce ne beneficerà la qualità dell’immagine prodotta.
  3. Analizzare la scena inquadrata stabilendo il tono chiave delle aree più importanti e quindi implicitamente valutarne la gamma dinamica rispetto alla portata del nostro sensore.
  4. Valutare l’ipotesi -qualora ci sia tempo e modo- di dover ripetere più volte uno scatto non soddisfacente.

Metodi di misurazione della luce: esposimetro interno

Per esporre correttamente un’immagine abbiamo necessità di rilevare la quantità di luce presente sulla scena, o meglio la quantità di luce riflessa dal soggetto e dalla scena.

In questo l’esposimetro interno della fotocamera ci aiuta con diverse modalità di misurazione, che si differenziano per la quantità di area dell’inquadratura interessata nella misurazione stessa.

Non c’è un metodo “assoluto” per la misurazione. Il migliore metodo è quello che riusciamo a gestire meglio e che ci riserva “meno sorprese” specie quando scattiamo in condizioni di luce molto contrastata o molto scarsa.

Questi diversi metodi di misurazione possono rivelarsi un grosso vantaggio nell’ottenere particolari stili di ripresa, come ad esempio l’effetto silouette, o il flare, sempre tenendo conto che siamo noi che decidiamo quando e come farli agire.

Il sistema esposimetrico interno della luce di Canon, mette a disposizione dell’utente 4 tipologie di misurazione:

  1. Misurazione Spot: Misura l’intensità della luce solo su un’area del 2-4% posta al centro del mirino. Questo metodo estremamente preciso va usato dopo aver acquisito una minima capacità di analisi dei toni chiave in una scena. Molto utile se usato in accoppiata con la funzione Blocco AE *.
  2. Misurazione Parziale: Misura su un’area che va dall’8% al 13%. Molto utile se usato in accoppiata con la funzione Blocco AE *.
  3. Misurazione  Media pesata al centro: Rileva la luce su tutta l’area inquadrata ma dà predominanza ai toni della parte centrale. Questa misurazione risulta molto utile, ad esempio, nei matrimoni con l’abito bianco della sposa, quando viene inquadrata a figura intera si riduce il rischio di clipping dei particolari dell’abito.
  4. Misurazione Valutativa: Misura l’esposizione facendo la media dell’intera inquadratura, privilegiando il punto di Auto Focus coinvolto.

 Immagine